Questa è la storia… di un vino che è stato bocciato. Di un vino imprevedibile, se solo si guarda alla banalità di tanti suoi fratelli. Siamo in Liguria, riviera di Ponente, entroterra di Albenga, Italia, mondo. Però dobbiamo dare ad Andrea Vanelli del Gatto Nero ciò che gli spetta. Perché nel corso di una piacevole cena — come spesso accade — ha tirato fuori dal suo cilindro di prestigiatore di vini il sorprendente Spigau. Un nome da Mosella, e anche il vino in fondo potrebbe arrivare da lì, invece è un “non pigato”. Pigau, in dialetto. S-Pigau perché molti anni fa, 1995, non superò l’esame della doc. Da quel giorno ha intrapreso il suo percorso di allegra libertà, tra lieviti non selezionati e lunghe macerazioni sulle bucce. Un vino anarchico, come si definisce anarchico il suo produttore Fausto De Andreis, con decine di vendemmie alle spalle e la convinzione che i vini debbano essere fotografia in alta definizione del territorio dal quale provengono e racconto della vendemmia che li ha visti nascere. È un impegno preciso, una crociata contro l’omologazione e infatti il nome completo è “Spigau Crociata”. Noi abbiamo bevuto un 2008, che a tratti aveva i sentori balsamici di certi boschi liguri e a tratti sapidità marina, ma ci giurano che ogni annata è una scoperta nuova. Sara bello scoprire anche gli altri vini della cantina, un Pigato (che ha passato gli esami), un Vermentino, un Rossese e il Macajolo, uvaggio di Ormeasco e di un vecchio vitigno imperiese che si chiama Sinceaur.
fonte: archivio LaRepubblica.it / 21 gennaio 2017