QUELLA “MALEDETTA PUZZA DI LIGURIA”…

Diary of wine and rum

By Monica Cinquini.

“Per fare un fior di vino bisogna lavorare in serra” scherza Fausto mentre noi guardiamo con curiosità immensa questa cantina davvero atipica e incredibile. Ci saluta  porgendoci i bicchieri. Gli dico che va bene anche uno in due con Roberto, ma Fausto non è d’accordo perché mentre si beve bisogna essere liberi di gestire e aspettare il vino senza vincoli né fretta.

Subito assaggiamo il Vermentino 2018 che ha un agrume splendido e una mineralità molto evidente. De Andreis fa le stesse cose per tutti i suoi bianchi, vinifica in rosso e li lascia tre settimane sulle bucce.  Godiamo di acidità e morbidezza che vibrano nel bicchiere. Al naso è una lama che fende e anche in bocca. Passiamo al Pigato 2018 che ci offre un’ intera orchestra d’aromi. Ha tutto l’agrume di prima cui aggiunge erbe aromatiche, resina, salvia e rosmarino e il profumo degli scogli dove si infrangono continuamente le onde, quelli immersi nell’acqua profonda, a cui ci si aggrappa quando abbiamo nuotato troppo. Si sente la buccia essiccata ed una maggiore concentrazione minerale, più sapido.

De Andreis dice che nel vino si comincia dal prendere tutto quello che dà la vendemmia, dopo si pulisce e “si mette in bella” . Intanto il Pigato tira fuori thè verde e foglie di tiglio. Assaggiamo la stessa vendemmia da un altro tino d’acciaio, sempre Pigato. L’agrume  si definisce meglio, è chiaramente lime e pompelmo, chiude magnificamente con sentori di lievito di birra e torba affumicata.

“I vini non devono essere stravolti. La vinificazione in bianco attuale per me è stravolgere l’uva.”

“Il vino non è una bevanda, deve darti emozione. Deve esprimere il vitigno, il territorio e le tradizioni di quel luogo”. Lo dice uno che ha oltre 70 vendemmie sulle spalle e ci è arrivato con un approccio differente: “Facendo l’analisi tecnica del fenomeno (da ragazzo lavoravo in Olivetti, ho studiato pensando di fare altro), sensazione dopo sensazione, una alla volta, metti là e poi ricuci tutto alla fine. Quando qualcosa ti ricollega a qualcos’altro, il filo logico ti conferma che molto probabilmente sei arrivato alla verità. Ho cose in sospeso nei cassetti da vent’anni che ancora attendono che gli dia una risposta”.

Assaggiamo …..Ntin Crociata, un Vermentino in purezza del 2016 che Fausto definisce un “il sacro Graal del Vermentino” o un Vermentino d’antologia. Ovviamente è classificato come vino da tavola.  “Perché la Doc non se li merita questi vini”.  Ci buttiamo il naso dentro ed è chiaro cosa volesse definire il termine “antologia”. Intrigati ci gustiamo le sensazioni e Andreis sorride: “la maledetta puzza di Liguria!”

In bocca è velluto puro. Ginestra e macchia mediterranea, pan brioche, burro …ma Fausto non è d’accordo, dice che il burro è un’altra cosa e devo avere pazienza. Intanto io e Roberto continuiamo ad inzupparci i sensi: crostata di marmellata, Regina Claudia matura, fragranze di sandalo e ginger che danzano insieme. Questi vini sono tutti dotati di una complessità emotiva, non solo sensoriale. Prendiamo, come se fossimo nel paese delle meraviglie altri assaggi dai fusti. Arriviamo allo Spigau 2012 che è ancora libero, come il concetto di chi lo ha voluto. È lì che aspetta il momento solo suo, per passare alla bottiglia senza un tempo stabilito, ma solo l’attesa di ciò che deve essere.  Arriva potente l’idrocarburo al naso e in bocca, e ancora pane imburrato e caramello salato, cresce l’intensità di tutto ciò che c’era negli altri.

Spigau 2011: Andiamo dietro a Fausto nella zona che davvero sembra una serra. Mi tengo stretta il 2012 intanto. Lo aspetto (…benedetto il momento in cui non mi hanno dato retta per un solo bicchiere!).  Roberto  prende vino per entrambi. Tutto un altro splendore, come una slava e una mulatta bellissime, questo è di certo il più penetrante di tutti. Legno di sandalo, note intense di fiori bianchi e gialli, orchidee amazzoniche: è il più floreale e sensuale. Sempre burroso e sapido.

Fausto ci porta ad assaggiare lo stesso vino, di cui ha imbottigliato una parte per curiosità. È un altro insieme, le intensità cambiano e si comprende il perché dell’attesa senza fretta. Tutto può essere. Assaggiamo anche il Pigato e il Vermentino della stessa annata: eccellenti (ma siamo ancora stregati dallo Spigau per concentrarci)

segue…

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